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Il fenomeno del Brigantaggio dopo il crollo del Regno delle Due Sicilie

Il Lion’s Club di Noci dei Trulli e delle Grotte ha inaugurato, sabato 28 febbraio, l’anno sociale con una Tavola Rotonda sul tema “Il fenomeno del Brigantaggio dopo il crollo del Regno delle Due Sicilie”, svoltasi nella Sala convegni di Via Pio XII, alla presenza del sindaco dott. Domenico Nisi, del senatore Dott. Piero Liuzzi e del presidente Domenico Matarrese. Buona l’affluenza di pubblico che ha assistito all’interessante dibattito animato da personalità di grande spessore culturale, l’arch. Carmelo Potì, l’avv. Josè Mottola, il prof. Vincenzo Labanca e il prof. Angelo Panarese, ben coordinati da Conny Blasi.

Cos’è stato il Brigantaggio nell’Italia appena unificata? Questo fenomeno ha avuto un ruolo nel processo di unificazione della penisola? E, se si, è stato un fenomeno di efferata criminalità dei singoli o, piuttosto, un disegno ben architettato per raggiungere uno scopo?
Sono queste le domande cui i relatori hanno risposto, secondo diversi punti di vista: l’arch. Potì, attraverso un’analisi incentrata in modo particolare sulla politica militare del Regno Borbonico, ha individuato nel fenomeno una chiara prosecuzione della politica di Federico II.

L’avv. Mottola, attraverso l’analisi di alcuni scritti di Alexandre Dumas, cronista dell’epoca, dice che “fare del brigante un personaggio epico, è un falso”. Il brigantaggio, infatti, sebbene dovuto a povertà, disagio, sfruttamento, assume le caratteristiche di fenomeno dovuto alla necessità di controllo del territorio, contrapposto ad una sorta di “debolezza” dello Stato centrale. L’invito dell’avv. Mottola è a non dimenticare che le principali vittime del brigantaggio furono civili, come ci insegna la storia del brigante Caruso, colpevole di aver ucciso 75 contadini.

L’intervento del prof. Labanca ci riporta alle cause dell’unificazione, proponendone una lettura critica, sfatando i miti dei “garibaldini con le camicie rosse” che, da eroi, si battevano contro l’esercito borbonico. Tali “eroi” erano piuttosto mercenari, che combattevano dietro la promessa di saccheggi e ruberie. Fu, quindi, proprio il processo di unificazione che portò questi uomini, una volta dismessa la camicia rossa, a costituire bande armate dedite a crimini, anche efferati.

Il prof. Panarese, ultimo dei relatori, ha invece relazionato sui lavori parlamentari relativi al fenomeno del brigantaggio, dai quali vien fuori un fenomeno dapprima politico, nato per riportare la casata dei Borbone sul trono e, solo successivamente, criminale. Le commissioni parlamentari che furono istituite mal interpretarono i dati raccolti, sottovalutando il problema. In un secondo momento, quando la situazione era ormai fuori controllo, in un clima di “guerra civile”, la Legge Pinca, con la caduta dell’illusione di uno Stato di diritto, pose in essere una dura repressione, che arrivò ad istituire addirittura un tribunale militare contro i reati connessi al brigantaggio.

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